In “The Cambridge Encyclopaedia of Astronomy” del 1977, dopo Galilei, il nome di astronomo italiano più citato, al pari con quello di Gian Domenico Cassini (1625 -1712) che però operò a Parigi, è quello di ANGELO SECCHI (1818-1878) ; seguono quello di Giuseppe Piazzi (1746-1826) e di Giovanni Schiaparelli (1835-1910). Padre ANGELO SECCHI, gesuita, fu un pioniere dell’allora nascente Astrofisica per mezzo della Spettroscopia di quei corpi celesti che emettono radiazioni nel visibile sia per luce diretta che riflessa. La quale può essere analizzata in dettaglio nei suoi componenti che ne definiscono molte caratteristiche. Più conosciuto e apprezzato all’estero che in Italia anche per via di un certo anticlericalismo post-unitario, padre Secchi tra il 1866 e il 1868 compì una classificazione delle stelle in 4 classi a secondo della loro emissione spettrale (a cui nel 1877 ne aggiunse una quinta) di cui si parla in questa prima edizione di “Le Stelle” e che lo rese famoso a livello internazionale. Dal 1850 al 1878 fu direttore dell’Osservatorio Astronomico al Collegio Romano, che però, con suo disappunto, dal 1873 passò in proprietà dello Stato Italiano. Egli vi aveva profuso le sue migliori energie e anche le sue sostanze. Studioso instancabile ed eclettico, si occupò di molti altri argomenti scientifici e fu uno dei più prolifici divulgatori. Morì a 59 anni. Al Pincio a Roma vi è l’unico monumento che lo ricordi.
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